Le arcate dentarie non sono altro che il frutto dell'allineamento dei denti dopo che essi sono comparsi - o, per usare il termine specifico, erotti.
Ovviamente la forma delle arcate cambia da persona a persona, e lo stesso vale per le loro dimensioni.
A prescindere dalla forma, però, l'arcata mascellare, che è quella superiore, in condizioni di normalità, risulta più ampia rispetto all'arcata mandibolare, che è quella inferiore.
La relazione tra denti antagonisti è indispensabile per una corretta occlusione (vale a dire la chiusura della bocca): sono molto importanti, da questo punto di vista, le particolarità strutturali sulla faccia occlusale della corona dei denti.
Sulla porzione masticatoria, infatti, ci sono i solchi, che sono delle incisioni sulla corona, ma anche le cuspidi, che corrispondono a dei rilievi sul margine occlusale.
I solchi servono a dividere le cuspidi o le creste: nel primo caso si parla di solchi intercuspidali, mentre nel secondo caso si ha a che fare con solchi accessori.
Sulla faccia occlusale, inoltre, ci sono delle depressioni che prendono il nome di fosse, mentre ai lati dei denti si notano dei rilievi conosciuti come tubercoli.
Quando si può parlare di occlusione normale?
L'occlusione delle arcate dentarie viene ritenuta normale nel momento in cui in posizione di riposo non ci sono contatti tra i denti antagonisti: si è in presenza del cosiddetto spazio libero interocclusale.
In condizioni di normalità, inoltre, il carico masticatorio viene distribuito in modo equo tra i denti dell'arcata, e tra la maggior parte dei denti antagonisti si verifica un contatto bilaterale.
L'overbite e l'overjet non devono essere eccessivi, al massimo di 2 millimetri e mezzo.
Se ci sono delle variazioni dell'occlusione, si parla di malocclusioni: con una variazione di seconda classe si ha a che fare con un prognatismo mascellare, e cioè un’anomalia scheletrica che fa sì che l'arcata superiore risulti molto più sporgente rispetto all'arcata inferiore.
Una diversa anomalia scheletrica si può riscontrare, invece, con una variazione di terza classe: in questo caso non è il processo mascellare a sporgere rispetto a quello mandibolare, ma si verifica la situazione esattamente opposta.
Così, gli incisivi inferiori finiscono per trovarsi davanti agli incisivi superiori.
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